L’ANTICO CAMPANILE
L’antico campanile della chiesa dei Santi Fermo e Rustico fu costruito agli inizi del XV secolo ed era situato nel luogo dove ora sorge l’altare di San Biagio.
Quando si decise di ricostruire ed ampliare la chiesa, che fu demolita tra il 1611 e il 1613, alcuni volevano abbattere e riedificare anche il campanile, ma i più lo vollero conservato e servì per la nuova chiesa fino all’anno 1754. Sebbene il disegno conservato nell’Archivio Parrocchiale lo rappresenti con la cella campanaria a finestre monofore, si può ritenere che dette finestre fossero bifore, come lo voleva il suo stile romanico-gotico e come lo fanno supporre le colonnine ad oggi pervenute. Sulla sommità vi erano collocate anche delle pigne in cotto, come testimoniato dai mattoni ritrovati durante i lavori di scavo per la costruzione della cappella dedicata a San Biagio.
All’altezza di circa dieci metri era presente una lapide con lo stemma dei Nogarola riportante la seguente iscrizione: “Questo è lo stemma dei Conti di Nogarola che più di trecento anni prima della dominazione scaligera in questo di Colognola e degli altri borghi soggetti a questo vicariato esercitarono il potere di vita e di morte”.
IL NUOVO CAMPANILE
Il 12 aprile 1753 la Vicinìa della Comunità di Colognola approvò l’acquisto di una torre antica per utilizzare il materiale da costruzione nella fabbrica di un nuovo campanile per la chiesa parrocchiale, di cui deliberò l’erezione nel 21 dicembre dello stesso anno obbligando la comunità a contribuire sino al termine dei lavori con una somma annuale di 100 ducati o più secondo le necessità. Gli scritti inoltre riportano che si rese necessario eleggere un sovrintendente ai lavori, ruolo che fu allora affidato a Marc’Antonio Zangiacomi.
Con il decreto vescovile del 28 giugno 1754, il Vescovo di Verona Mons. Giovanni Bragadino concesse la licenza di demolire il vecchio campanile, a patto che non si recasse danno ai muri della Chiesa. L’incarico venne affidato alla commissione e al parroco don Francesco Avogaro. Iniziarono così i lavori e il 20 aprile 1755, dopo quasi un anno, arrivò un altro decreto vescovile con l’intento di accelerare la realizzazione dell’opera. Lo stesso Vescovo infatti diede il permesso ai parrocchiani di lavorare anche di domenica e durante le feste concedendo l’indulgenza dei 40 giorni senza però mancare alla Santa Messa e alle Funzioni.
Sebbene non vi sia un riferimento preciso circa la conclusione dei lavori di costruzione dell’attuale campanile, si ritiene che esso sia stato completato nell’anno 1770, come testimoniato dall’ultimo pagamento registrato dalla Comunità di Colognola. I lavori perciò durarono circa quindici anni e la spesa fu sostenuta dalla Comunità, dai Reverendi Chierici, dai Conti Portalupi e dalle compagnie del Santo Rosario e di San Nicolò. L’opera fu eseguita sotto la direzione del capomastro Antonio Avogaro di San Vittore, mentre la Commissione di controllo lavori, oltre che da Zangiacomi, fu composta anche dai signori Morelli, Nichesola, Portalupi e Zandomeneghi.
L’elegante costruzione classicheggiante in pietra di tufo lavorata a blocchi rettangolari si ritiene progettata dall’architetto Pompei di Verona; la canna presenta una struttura a doppia parete nella cui intercapedine trovano posto le rampe della scala. I muri interni, come si può notare dalla presenza di alcune incisioni, appartenevano alla torre campanaria precedentemente demolita.
Il campanile, alto 50 metri, è dotato di una cella campanaria formata da otto ampi finestroni suddivisi da paraste di ordine ionico completate da balaustre a colonnine. La seconda balaustra perimetrale, che corona superiormente la cella, è munita di vasi decorativi di tufo terminanti a palla ai quattro angoli, mentre al centro di ogni lato vi si trovava una statua raffigurante rispettivamente la Madonna del Santo Rosario, San Biagio, San Vittore e San Zeno, patroni della parrocchia: in quel tempo infatti a Colognola vi era una sola parrocchia con sede presso la Pieve nuova di Santa Maria, ovvero la chiesa dei Santi Fermo e Rustico. La cuspide a forma di bulbo, a otto spicchi con rivestimento in rame, sovrasta un tamburo ottagonale con aperture rettangolari e termina con una palla, una bandiera e una croce in rame.
Il 1817 è l’anno in cui per la prima volta venne installato un orologio sulla torre. Solo nel 1966, per volontà dell’Arciprete don Luigi Aldrighetti, l’orologio meccanico a pesi fu sostituito da uno elettrico e fu realizzato il quadrante esterno con lancette, nonché un impianto a carillon su tutte le campane.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla posizione strategica in cui sorgeva il campanile, gli Alleati lo presero come punto di riferimento nelle loro incursioni aeree: proprio la volontà di evitare di colpire la torre permise al paese di salvarsi dai bombardamenti.
Nel 1980, grazie a Mons. Eugenio Caprini, si eseguirono vari lavori tra cui il rifacimento della cupola in rame, il rinnovo della palla e della croce e la rimozione delle quattro statue dei patroni presenti sulla balaustra al di sopra della cella perché pericolanti e corrose dagli agenti atmosferici.
Nel 2011 la cella campanaria è stata chiusa esternamente da una rete metallica per impedire l’ingresso dei volatili e favorire così una migliore conservazione dei bronzi e della struttura.
Recentemente durante un temporale la bandiera in rame presente sulla sommità si è spezzata ed è caduta al suolo. In essa vi era inciso lo stemma di Colognola ai Colli: una colonna con ai lati le lettere C C.