Già nel 1771 i Conti Giulio e Scipione Nichesola avevano chiesto l’autorizzazione al doge Mocenigo e poi al vescovo Giovanni Morosini, di erigere una “chiesina” nei pressi della loro villa “affinché ai detti Signori e ai loro coloni fosse facilitato, nei giorni piovosi, assistere alla Santa Messa”.
Sorsero subito varie difficoltà ed opposizioni, giacché nelle vicinanze esisteva già dal 1676 l’oratorio pubblico di San Domenico, di proprietà del conte Giuseppe Zanini, passato poi ai conti Martelli ed infine demolito nel 1864 per decreto del Vescovo Luigi di Canossa.
Nel frattempo, sempre per iniziativa dei nobili Nichesola, venne eretta nel 1770 una croce penitenziale di grandi dimensioni in pietra bianca, opera di Antonio Tinelli di Lubiara di Caprino, all’incrocio della contrada detta di San Domenico sull’antica centuriazione romana e nei pressi di un pozzo per l’acqua, ora scomparso.
Comunque i lavori poi iniziarono e la chiesa fu ultimata l’11 giugno del 1786; cent’anni dopo divenne di proprietà di Don Domenico Carcereri e alla sua morte passò alla parrocchia dei SS Fermo e Rustico.
L’interno a semplice navata e dimensioni ridotte, presenta un unico altare di pietra bianca con doppie volute fitomorfe laterali e la figura in bassorilievo di San Biagio rappresentata nello specchio centrale.
Sopra la mensa, collocate ai lati su due basi, si trovano due piccole statue, sempre in pietra bianca, scolpite da un non meglio identificato lapicida Zoppi, raffiguranti S. Irene e S. Eurosia, alle quali era intitolata la chiesa, martirizzate nel IV e IX secolo.
Appeso alla parete, dietro l’altare, vi è un dipinto otto-novecentesco raffigurante una pietà, eseguito dal Sughi nel 1846, e sotto è collocato un bassorilievo in pietra raffigurante la Madonna col Bambino, della fine del XVIII secolo e di manifattura devozionale popolare.
Al centro delle pareti laterali si trovano due affreschi recenti che rappresentano l’uno l’annunciazione e l’altro la crocifissione, in cattivo stato di conservazione.
Al centro del pavimento in cotto, davanti all’altare, giace la lastra tombale, di notevoli dimensioni e contornata da un semplice motivo a meandro, del conte Girolamo Nichesola (1771-1868). “Sotto questo marmo riposano le onorate spoglie di Girolamo conte Nichesola…”
Murate nella parete ai fianchi della porta di ingresso, sono collocate due piccole acquasantiere a forma di conchiglia, in marmo rosso di Verona della fine del ‘700.
All’esterno la chiesa presenta un portale in pietra bianca con frontone triangolare sull’architrave, mentre all’interno del timpano, in alto, è collocato un bassorilievo in pietra raffigurante due testine angeliche incorniciate da ali spiegate.
Nella parete ovest prospiciente villa Nichesola, in alto, su nicchie a sesto acuto fiancheggiate da due colonnine su piedistalli con gli stemmi degli Scaligeri e dei Nichesola, sono collocate due statue in pietra bianca di ignoto lapicida locale.
Quella a sinistra rappresenta la Madonna col Bambino con caratteri che ne suggeriscono la collocazione nella prima metà del sec. XIX, mentre l’altra, raffigurante San Giovanni Nepomuceno martire per annegamento nel XIV sec., è attribuibile al ‘700, grazie alla fattura più curata nel panneggio e nell’impostazione della figura