“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre” (Mt 2,13)
E’ la figura di San Giuseppe ad accompagnare questo cammino d’Avvento . A chiusura dello speciale anno a lui dedicato (8 dicembre 2020 – 8 dicembre 2021) e alla luce dalla lettera apostolica Patris Corde, è interessante soffermarsi su questo padre capace di ascoltare e dare la vita, che ci ricorda costantemente che solo nel dono di sé nell’amore si realizza la capacità generativa di ogni uomo e di ogni donna sulla terra.
«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù» (Mt 1,24-25). In queste parole troviamo due atteggiamenti fondamentali propri di s. Giuseppe che possono essere di riferimento per i credenti nel tempo di Avvento: l’ascolto e la capacità di dare la vita.
Partendo da quest’ultima bisogna riconoscere come Giuseppe, assumendosi la responsabilità per Maria e per il bambino che porta nel grembo, vive la forma matura dell’amore che è la paternità. Genera Gesù non biologicamente, ma nella sua identità (gli affida il nome) compiendo un vero atto di custodia. Attraverso il nome infatti custodisce la verità di quel bambino che è il salvatore dell’umanità: «lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Non diventa generativo legandosi ad un’appartenenza “genetica”, ma genera vita e futuro attraverso il suo quotidiano spendersi per Gesù e per la sua sposa. Questo amore paterno di Giuseppe fa si che Gesù nei Vangeli sia da tutti riconosciuto come suo figlio.
Una seconda caratteristica di S. Giuseppe è proprio quella dell’ascolto. Si è messo in ascolto di quanto Dio gli ha rivelato attraverso i sogni, che presso i popoli antichi erano uno dei mezzi con cui la divinità si mostrava all’uomo. Proprio la sua capacità di sintonizzare il cuore su quanto Dio gli stava dicendo gli permette di sperimentare la beatitudine che nasce dall’ascolto (Lc 11,28) e di cooperare al mistero della salvezza. In obbedienza al Signore ha saputo discernere i segni dei tempi e prendere anche scelte impegnative come fuggire nella notte per spostarsi in Egitto lasciando la sua terra e il suo popolo. Questa capacità di ascolto è quella che siamo chiamati a maturare anche noi oggi all’inizio del percorso sinodale che interessa la Chiesa italiana e mondiale per essere, come Giuseppe, capaci di coraggio creativo (Patris corde 5).